Droni di classe C0: altezza massima
Droni di classe C0: da quale punto viene considerata l'altezza massima 120 metri
La questione relativa al limite di altezza massima raggiungibile (dove concesso dalle mappe D-Flight) tiene banco ormai da diversi mesi ed è diventato uno degli argomenti più discussi tra gli "addetti ai lavori" ma anche quello che ha generato più dubbi nei semplici appassionati.
E quella degli UAS dello stesso segmento privi di marcatura di classe?
Rispondiamo a questi interrogativi.
Per ottemperare a quanto disposto dal Regolamento (UE) 2019/945, PARTE 1 dell'Allegato, tutti gli UAS commercializzati con la nuova marcatura di classe C0 (con MTOM < 250 g) che saranno immessi sul mercato dal 1 gennaio 2024, dovranno avere un'altezza massima raggiungibile di 120 metri dal punto di decollo e tale limitazione verrà bloccata via firmware dal produttore e non vi sarà alcuna possibilità di aumentarla dalle impostazioni dell'applicazione.
Ciò significa che, nel caso in cui si stiano effettuando delle operazioni in presenza di rilievi e il drone dovesse trovare sul suo percorso un ostacolo naturale (p.es. un promontorio) posto a una quota superiore a 120 metri rispetto al punto dal quale è partito, non potrà di fatto"scollinare".
Per ovviare a questo problema il pilota sarà dunque costretto a fare atterrare il drone, spostarsi e farlo decollare nuovamente da un punto più vicino al promontorio in questione, tale da consentirgli di superarlo rimanendo al di sotto dell'altezza massima di 120 metri.
Per quanto riguarda invece i droni di oggi, tutto dipenderà dall'intervento da parte di EASA (che ha promesso di farlo entro la fine di quest'anno) sull'articolo 20 del Regolamento (UE) 2019/947 e, in particolare, sulla questione MTOM (massa massima al decollo). Se la dicitura verrà cambiata in "massa al decollo" i droni di oggi, privi di marcatura di classe C0, potranno essere impiegati nelle condizioni operative della sotto categoria A1, previste nell'Allegato parte A e dunque mantenere un'altezza massima di 120 metri dal punto più vicino alla superficie (e non dal punto di decollo come per i droni con marcatura C0).
Per quanto riguarda invece i droni di oggi, tutto dipenderà dall'intervento da parte di EASA (che ha promesso di farlo entro la fine di quest'anno) sull'articolo 20 del Regolamento (UE) 2019/947 e, in particolare, sulla questione MTOM (massa massima al decollo). Se la dicitura verrà cambiata in "massa al decollo" i droni di oggi, privi di marcatura di classe C0, potranno essere impiegati nelle condizioni operative della sotto categoria A1, previste nell'Allegato parte A e dunque mantenere un'altezza massima di 120 metri dal punto più vicino alla superficie (e non dal punto di decollo come per i droni con marcatura C0).
Se viceversa EASA non dovesse intervenire sull'articolo 20 la questione diventerebbe molto più "spinosa", in quanto tutti i droni di oggi privi di marcatura di classe C0 (quindi del segmento <250 g), andranno a fare compagnia ai droni fino a 25 Kg già destinati (senza appello) alla sotto categoria A3 e dovranno essere condotti da piloti in possesso di idoneo attestato di competenza A1/A3.
È chiaro che l'auspicio è quello di un intervento risolutore da parte della Commissione europea, anche in virtù della distribuzione capillare di questi UAS considerati inoffensivi il cui declassamento suonerebbe come una vera e propria beffa per tantissimi appassionati.
Autore:
Edi Vad
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